Penso alla famosa canzone di Peppino Gagliardi “Settembre” (Amendola / Gagliardi / Murolo, 1970 “Un Disco per l’Estate”) nella quale il bravo cantante partenopeo guarda con tristezza al passare del tempo, all’imminente fine dell’estate e, conseguentemente, al termine di una storia d’amore, con la sua lei ormai lontana e trasformata tra le note in struggente ricordo, lacrime e nostalgia.
Noi appassionati delusi di vicende calcistiche possiamo parafrasare con un “Giugno poi verrà…”
Infatti – per mal che vada – alla fine del mese del Sole (o anche della Liberta, ed anche questo concetto calza bene nel discorso che segue), finirà la stagione calcistica ed inizierà la fase di rinnovamento radicale alla quale è chiamato – come non mai – il Presidente De Laurentiis.
Che stavolta ha pochi margini di errore: tra crisi economica generale, mancati introiti e deprezzamento della rosa, è chiamato ad indovinare (o almeno ce lo auguriamo) tutte le scelte, a cominciare da quella dell’allenatore e quella del direttore sportivo (non voglio nemmeno pensare ad una riconferma di Giuntoli).
Di sicuro i mesi estivi saranno caldi non solo come temperatura, avremo tanto da discutere e approfondire, fra sogni e aspettative.
Gagliardi riporta anche una nota di speranza con “e forse un altro amore nascerà”, di sicuro l’amore per la nostra squadra rinasce sempre, ogni anno ancora più forte e viscerale del precedente.
Falliti tutti gli obiettivi tecnici (e c’è gente – anche titolata – che apre con soddisfazione alla settimana tipo, quella nella quale puoi allenarti bene, non avendo impegni infrasettimanali) e scioccati dall’ennesima figura barbina contro il Granada, una squadra ampiamente alla portata, ospitiamo il Benevento oggi alle 18.
Orario che almeno ci permette di onorare la tavola domenicale, e non fare troppo tardi la sera, tra commenti e scarico dell’adrenalina post gara.
I derby veri sono quelli di Milano, Torino, Roma e Genova; squadre della stessa città, e che hanno quasi sempre militato nella stessa categoria.
I derby regionali che capitano ogni tanto, mi appassionano molto meno, e non capisco come mai piccole squadre come Verona, Cagliari o Salernitana (e potrei aggiungerne altre) sentano terribilmente la sfida con noi.
Posso giusto capire l’emozione in casa Insigne, con i fratelli che si sfidano, il più piccolo però non parte tra i titolari.
Ci resta solo il difficile obiettivo economico del 4 posto, almeno proviamoci.
Non rientra Demme, mancato tanto nelle ultime gare, l’unico incontrista di passo veloce in rosa. Non è un campione l’italo/tedesco ma è un giocatore di esperienza, carattere e sostanza.
Partiamo con il 4-2-3-1 con il tridente leggero dietro il rientrante Mertens e le 2 boe a centrocampo.
Ghoulam titolare: non sarà mai più quello di una volta, ma il tiro sinistro è pulito e l’interpretazione del ruolo è quella giusta.
Il Benevento si dispone in attesa, con il solo tascabile Lapadula in avanti, poco assistito da Ionita e Caprari, più preoccupati a coprire.
Partiamo bene, ma manca il guizzo. Montipò è attento nelle uscite volanti sui tagli di Insigne, Fabian e Zielisky provano da fuori ma difetta o la potenza o la precisione.
Per gli ospiti si fa notare il ragazzo belga Foulon, scorbutico esterno basso.
Tiene la loro diga davanti alla difesa, con l’esperto Schiattarella protagonista.
Solo Dries dimostra da destra, al volo, di sapere bene dove si trova la porta.
Al 34esimo la sblocchiamo, Ghoulam rimette al centro un pallone vagante, Mertens da opportunista lo infila in rete, tra le maglie della difesa ospite.
Appena passiamo in vantaggio ci anestetizziamo da soli, in ripartenza De Paoli si presenta defilato davanti a Meret, che copre bene in angolo il proprio palo.
Inizio ripresa in timida apprensione più che in sofferenza; Inzaghi si gioca tutte le sue carte alzando il baricentro e cambiando gli avanti.
Tra un paio di tiri di Insigne vicini ai legni della porta (ma mai dentro, mananggia!) infiliamo un rocambolesco e contestato raddoppio, tra Di Lorenzo e Politano, che si avventano su un cross dalla sinistra.
La partita si incanala verso la fine, stavolta Gattuso dimentica le sostituzioni e spreme inutilmente (a risultato acquisito) Ghoulam e Dries, a cui ascrivo i maggiori meriti stasera.
Koulibaly dopo un gol sbagliato, con un rosso stupido, rimpingua con un altro tassello negativo la sua pessima annata.
Fortunatamente non succede altro, pigliamoci questi 3 punti di speranza.
Mancano 15 partire, a naso dovremmo vincerne almeno 9-10 – scontri diretti compresi -, tutt’altro che semplice, ma avremo modo di riparlarne.
A proposito, Orsato – inaugurando a 90° Minuto la nuova era degli arbitri parlanti – ci ricorda che abbiamo in bacheca 3 scudetti.
Ancore musica per il finale: questa è la settimana di Sanremo – saranno solo canzonette ma fanno parte della storia e della cultura italica – e vale la pena darci un’occhiata…