Il Torino a Genova doveva continuare a vincere per rimanere aggrappato al treno della salvezza. La vittoria serviva come l’aria e puntuale come il leitmotiv di quest’anno è arrivata un’altra sconfitta. Una prova scialba, opaca, contro una Samp ormai salva. Una partita che andava giocata con altro spirito e soprattutto vinta, contro una squadra che non ha più nulla da chiedere al campionato e che ha giocato una partita onesta ma tutt’altro che irresistibile. Una partita nella quale i granata non hanno mai tirato in porta e, lo ricordiamo per dovere di cronaca, nel calcio senza segnare almeno un goal in più degli avversari non si vince. Archiviata la terza sconfitta nelle ultime 4 partite resta la certezza che il cambio allenatore, sebbene abbia fatto guadagnare ai granata qualche punto in più, non ha portato a quella svolta tanto auspicata da società e tifosi. E adesso, mentre il derby della Mole incombe, in casa granata sembra andare in scena il film Non ci resta che piangere. Le pacche sulle spalle, il gruppo di calciatori al centro del campo e un tipo di approccio basato sulla motivazione della squadra non sono serviti a dare la giusta carica al Torino. Piuttosto, hanno confermato che forse sarebbe servito altro, magari un regista e un trequartista acquistati a tempo debito. D’altra parte se prima squadra e primavera rischiano la serie B e i 2 rispettivi tecnici scelti dal ds Vagnati sono stati entrambi esonerati significa che il problema viene da lontano. Ora sembra che in società sia in atto un ribaltone che vede Vagnati già con le valigie pronte e l’ex mister Ventura nel ruolo di direttore tecnico plenipotenziario. A questo punto, con il paracadute della serie B e la vendita dei calciatori più rappresentativi, per il Torino potrebbe aprirsi un nuovo surreale scenario: la società incassa milioni di euro dalle vendite, trova in Vagnati un capro espiatorio per la stagione fallimentare, e il tecnico Giampaolo, già a libro paga, ritorna in panchina per allenare semisconosciuti, con il placet di presidente e dt.