Home Altri Sport Lettera ad uno sportivo sulla resilienza

Lettera ad uno sportivo sulla resilienza

761
66

Caro sportivo,
concediti un tempo e uno spazio per te, solo per te. Si tratta di pochi minuti, porta l’attenzione sul tuo respiro, sull’aria che entra ed esce dal tuo corpo, chiudi gli occhi, immagina e visualizza…
Visualizza te stesso nel momento in cui la tua vita, e quella degli altri, è stata improvvisamente e bruscamente, interrotta, interrotta in tutte le sue parti e in tutta la sua essenza.
Quali emozioni provi?
Forse preoccupazione, ansia, dispiacere, angoscia, terrore, e molte altre sfumature emotive.
Quali i pensieri?
Starai, probabilmente, pensando che non finirà mai, o che non potrai mai dimenticare fino in fondo, e hai, forse, anche l’idea di aver perso tempo, un tempo che nello sport, come nella vita, è irripetibile ed assoluto, un tempo che non ti sarà restituito, un tempo che si è permesso di derubarti dei tuoi sogni più intimi e profondi, portandoli chissà dove. E lo ha fatto senza darti spiegazioni, e senza neppure chiederti scusa.
E quali sono le sensazioni nel tuo corpo?
Sintonizzati con ciò che il tuo corpo prova a comunicarti, è lì con te sempre, e da sempre è un tuo compagno di viaggio, merita di essere ascoltato, piuttosto che semplicemente ignorato, ma tu da buon sportivo, credo lo abbia imparato durante la tua pratica sportiva, e sulla tua stessa pelle. Sai quando è affaticato, quando prova dolore, quando trema o quando il respiro è corto, o lungo e profondo. Fra te e il corpo c’è un rapporto inevitabilmente speciale.
Rimani ancora con ciò che pensi, provi e senti, rimani in contatto con il dolore dato dalla cruda certezza di aver attraversato, e di attraversare tuttora, una tempesta burrascosa. Scappare sarebbe facile ma non ti aiuterebbe, anche agitarsi non sarebbe funzionale. Rimanere è la risposta più adeguata in modo da venirne fuori rinnovato.
È giunto il momento, infatti, di rispondere per ripristinare l’equilibrio. Reagire è riduttivo, servirebbe solo a sopravvivere e ad adattarsi. Ti è richiesto di più, è il momento di mettere in pratica la “resilienza”.
Non è certamente un concetto nuovo, in particolar modo per te, è anzi la rappresentazione di ciò che hai sentito vibrare dentro fin da quando, le primissime volte, hai imparato a cadere dinanzi alle avversità che lo sport ti ha, per forza di cose, presentato, e ti sei rialzato, con un vigore portentoso e con un te, ogni volta, diverso e rinnovato, un te che, ad ogni caduta, maturava, cambiava e cresceva. Non sei rimasto mai lo stesso. E tante volte, ti sei ritrovato, paradossalmente, a ringraziare per ogni singola caduta. Questo atteggiamento ha contribuito a contraddistinguerti e a renderti unico, irripetibile, incomparabile.
E proprio tu che conosci la resilienza, in prima persona e de visu, puoi spiegare a chi non ha ancora avuto modo di sentirla e di apprezzarla che resilienti non si nasce, così come spesso si sente, erroneamente, in giro e per puro luogo comune. Resilienti possiamo esserlo tutti, la resilienza si allena, e non è affatto per pochi.
Tu, da sportivo, puoi testimoniarlo, anzi ti chiedo, in confidenza, di farlo, così da aiutare gli altri, sportivi e non, a volgere lo sguardo dentro di sé, in modo da cercare e scovare le proprie risorse, potenzialità ed inclinazioni.
Questo sguardo ha la particolarità di andare oltre le apparenze e se stessi, e rappresenta l’inizio di un allenamento volto a maneggiare ciò che si è scovato come qualcosa di prezioso e di irrinunciabile, nonostante le difficoltà, le sofferenze e gli ostacoli che la vita presenta.
Tu sai, ma vorrei comunque ricordarlo, che la vita continuerà a presentare, sempre e quantunque, qualcosa di irragionevolmente spiacevole, è nella sua natura più verace. Quasi a ricordarci di avere un valore inestimabile proprio perché non è solo un insieme di eventi mirifici, quanto piuttosto ciò che si dispiega lungo una continuità di sfumature positive e negative, a mo’ di un’incantevole sintesi.
Mentre ti scrivo, forse starai pensando che questa volta è diverso, che la caduta è più disastrosa, una caduta “collettiva” che ha perturbato un intero sistema, smuovendo le stabilità di ciascuno, e non solo, perché ha fatto emergere, soprattutto, vulnerabilità e fragilità nascoste.
Ti comprendo ma è una sfida, e tu sei un esperto in fatto di sfide, ascoltati, guarda oltre, chiarisci i tuoi stati interni. Sarà questo a permetterti di entrare in contatto con la tua forza e la tua grinta, e di rialzarti.
Puoi riaprire gli occhi, è il momento di ricominciare, è ora di ritornare ad allenarsi nel corpo e nella mente per riappropriarti di te stesso e dei tuoi obiettivi.

 

66 Commenti

  1. Your article gave me a lot of inspiration, I hope you can explain your point of view in more detail, because I have some doubts, thank you.

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui